Secret Cinema: immersivo, ma in compagnia

This article is also available in: English (Inglese)

Ciao amici! Questo è un articolo un po’ atipico, se non altro perché in questo caso sono partito dall’audio, e quindi dal podcast. E, soprattutto, non sono solo. Nello specifico con me c’è l’interessantissimo Andrea Moccia, che è stato produttore nonché uno dei punti cardine del Secret Cinema di Londra.

Nella sua voce si ascolta senza troppe ombre la passione verso il nuovo modo di fare cinema, con un’immersività che va oltre qualsiasi livello mai raggiunto. Potremmo dire che hanno “ricreato” i film nella realtà.

Cerchiamo di capirlo un po’ meglio con lui stesso. Ecco quindi a voi l’intervista ad Andrea Moccia.

Vi presento Andrea Moccia

Andrea Moccia
Andrea Moccia

Dario:

Andrea Moccia è un veterano nel cinema innovativo che da anni tenta di innovare e cambiare un po’ il modo di fruire il cinema.

Andrea:

Ciao Dario, piacere. Sono molto contento di conoscerti.

Dario:

Come stai? Tutto bene?

Andrea:

Tutto a posto, grazie. Qua a Londra è grigissimo. Oggi c’è una nebbia che non ho mai visto, sembra di stare in Svizzera più che a Londra.

Dario:

Ok, un londinese che mi mi parla così della nebbia è interessante. Dicono che ci sia sempre, ma realtà sono stato qualche volta a Londra e non l’ho mai beccata con la nebbia…

Andrea:

Nebbia poco. Il cielo è sempre grigio. Ma nebbia poco.

Dario:

Si, effettivamente il cielo era grigio. Questo lo ricordo bene. Quindi, parlaci un po’ di te… Sei di Roma, originariamente. Quindi Italiano Doc, dalla capitale. Trasferito a Londra da quanto tempo? Come è stato? Perché sei andato a Londra? Come ti sei trovato lì?

Andrea:

Io mi sono trasferito a Londra nel 2010 per motivi di studio. Mi sono laureato qui e, durante l’ultimo anno di laurea, sono stato molto fortunato nel venire a contatto con il mondo di Secret Cinema. Sono andato a un paio di loro spettacoli, e tra questi ce n’è stato uno basato su Le ali della libertà (The Shawshank Redemption). Dopo essere andato a questo spettacolo, sono rimasto assolutamente colpito da questo mondo, da questo format. E ho trovato un modo per iniziare a lavorare con loro.

Londra

Inizialmente da stagista. Mentre studiavo la mattina, per gli esami, nel pomeriggio andavo in ufficio. Poi ho iniziato a lavorare con loro, prima come assistente e poi negli ultimi cinque o sei anni come produttore.

Dario:

Ok, ti fermo un attimo solo per capire bene. Intanto, immagino che studiavi un qualcosa collegato al cinema. Che cosa stavi studiando?

Andrea:

No, io ho fatto fatto economia aziendale e management. Quindi non direttamente connesso al cinema. Però è una laurea con cui comunque, da produttore, ho trovato molte affinità. Diciamo anche che ho sempre avuto un interesse nell’arte, nella performance. Da ragazzino facevo un po’ di recitazione, mi piaceva quel mondo. E ho trovato un modo per applicare la mia laurea al mondo della performance e dell’arte.

Come Secret Cinema interpreta il cinema immersivo

Dario:

OK. Perché in effetti Secret Cinema, anche per spiegarlo un po’ a chi ci ascolta, che cos’è? Domanda molto larga.

Andrea:

Certo. Allora, Secret Cinema è una compagnia che si specializza in quello che noi chiamiamo “immersive cinema”. E quello che la compagnia fa, è praticamente prendere questi grandi palazzi abbandonati, o grandi spazi, scegliere un film e ricostruire tutto il set e il mondo del film dentro questo palazzo.

Poi gli spettatori comprano un biglietto. Nel momento in cui comprano un biglietto, gli viene assegnato un personaggio. Gli diciamo come vestirsi e chi sono all’interno del mondo. Mai qualcuno tra i personaggi principali. Sempre personaggi creati da noi, che potrebbero esistere in quel mondo.

Locandina del film "The Handmaiden".
The Handmaiden

Dario:

Comparse…

Andrea:

Esatto, comparse praticamente. E la gente viene a vivere il mondo di questo film. Abbiamo trattato grandi classici come Ritorno al futuro, La battaglia di Algeri, Star Wars. Fino a film molto più di nicchia, per esempio The Handmaiden di Park Chan-wook, o I, Daniel Blake.

La compagnia è nata nel 2007. In questo momento opera su scala globale. Abbiamo spettacoli negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Cina.

Inghilterra, il Paese ideale per crescere

Dario:

Di base comunque la maggior parte degli spettacoli li fate a Londra. O sono un po’ divisi equamente tra i vari Paesi.

Andrea:

La maggior parte degli spettacoli li abbiamo fatti sempre a Londra, si. Diciamo che Londra è la nostra base, dove siamo cresciuti. E l’Inghilterra penso sia stata fondamentale per questa crescita.

A livello di burocrazia, ma anche come industria teatrale, c’è già una base dove una cosa del genere è riuscita a crescere molto più facilmente che in altri Paesi. Per esempio, secondo me già se l’idea fosse nata in America, sarebbe stato più complicato. Anche solo per accedere a questi palazzi, che sono di solito grandi palazzi non costruiti per accomodare migliaia di persone per un evento.

Possono essere fabbriche abbandonate, o warehouse, cose del genere. Quindi il processo per avere permessi, il processo per trasformare questi palazzi in quelli che sono poi beni o spazi per eventi molto grossi, è molto complicato e costoso.

E penso che, agli albori, questi ingredienti avrebbero potuto funzionare solo in Inghilterra.

Stretta collaborazione con le case cinematografiche

Locandina del film "Io, Daniel Blake".

Dario:

Voi avete un aiuto, una collaborazione dalle case cinematografiche, o non gliene importa nulla? Comprate i diritti di riproduzione del film e basta?

Andrea:

Guarda, dipende veramente da film a film. Ci sono delle proprietà che sono magari un po’ più dormienti, con titoli che non vengono risviluppati o che comunque seppur avendo un valore storico, non portano grandi incassi in questo momento.

A quel punto magari gli Studios ci contattano e chiedono se vogliamo fare qualcosa con questi film; vogliono insomma generare nuovo interesse. Poi, naturalmente, ci sono altri film in cui noi andiamo a chiedere e pagare i diritti agli Studios, e lavoriamo con loro come licensees.

Però c’è sempre una collaborazione a livello operativo, mai solo a livello finanziario. C’è sempre un coinvolgimento degli “Studios” e dei creatori nel nostro processo creativo.

Dario:

Ok, quindi loro comunque sono interessati. Per le case è anche un modo per promuovere il film.

Andrea:

Locandina del film "Moulin Rouge!"

Assolutamente. Molti film li facciamo negli anni in cui viene rilasciato un sequel. Per esempio Blade Runner, che abbiamo fatto nell’anno in cui è stato rilasciato Blade Runner 2049. O Star Wars nell’anno in cui è ricominciato il franchise. Quindi si, molte volte ci sono anche interessi di marketing dietro.

Una cosa bellissima che ha detto Baz Luhrmann a Fabien (Fabien Riggall, nda), la persona che ha creato Secret Cinema nel 2007, dopo esser venuto a uno spettacolo di Moulin Rouge!, è stata:

Io ho fatto il film, ma voi avete creato il mondo.

Baz Luhrmann

E questa, secondo me, è una sintesi molto appropriata per quello che facciamo. Creiamo un mondo del film.

Come scegliere film adatti all’immersività

I Guardiani della Galassia, dal sito web di Secret Cinema.

Dario:

Attualmente state lavorando con la Marvel, e quindi con I guardiani della galassia. Ad esempio, chi ha voluto fare questo film che è ora in programmazione? Voi avete chiesto alla Marvel o è stata la Marvel che vi ha chiesto di svilupparne il mondo, il marketing.

Andrea:

I Guardiani della galassia è l’ultimo spettacolo su cui io ho lavorato a Secret Cinema. Ho lasciato da poco Secret Cinema.

È nato in realtà da una collaborazione molto più grande tra Disney e Secret Cinema. Abbiamo un contratto di vari anni con la Disney in cui abbiamo accesso a vari loro titoli. Insomma, chi non vorrebbe lavorare sul mondo Marvel? Chi non vorrebbe entrare a far parte dell’universo Marvel…

Dario:

Immagino.

Andrea:

Praticamente noi quando scegliamo i film, non li scegliamo sempre perché è un film fantastico o una storia fantastica. Ci sono molti film bellissimi che non funzionano per un Secret Cinema, proprio perché dobbiamo creare un mondo, dobbiamo dare agli spettatori l’opportunità di travestirsi, di impersonare qualcuno.

I Guardiani della galassia, essendo tutto ambientato nello spazio con questo mix di razze aliene, ci sembrava il mondo più interessante da poter ricreare in un ambiente fisico, reale.

Mentre invece, non so… Uno dei miei film preferiti della Marvel è il primo Iron Man. Però non offre molti spunti per coinvolgere gli spettatori. Mentre invece a vedere I guardiani della galassia vieni da alieno. Quindi, tutta la gente viene truccata e con questi costumi bellissimi, esagerati; e parte della bellezza di venire in un Secret Cinema è proprio questo, no?

C’è gente che spende settimane, mesi, a crearsi costumi mettendo tutte le foto del processo su Instagram. Molti dei nostri fan sono anche cosplayer, oppure gente che lavora nell’industria creativa. Per loro è anche un’occasione di sfoggiare le proprie doti creative in un ambiente sociale, socievole.

Moulin Rouge! a Secret Cinema. Da secretcinema.org.

La struttura tipica di un Secret Cinema

Dario:

Eh sì, perché i Secret Cinema, praticamente, come sono strutturati? C’è la proiezione del film in costume, oppure si vede il film e poi si passa in altri ambienti…

Andrea:

In un tipico Secret Cinema, praticamente ti viene mandata un’email. L’email ti rimanda ad un sito internet. Su questo sito di solito abbiamo dei quesiti di personalità, delle domande che porteranno a farti assegnare un personaggio. Ogni personaggio fa parte di gruppi più grandi, e ogni gruppo ha la propria missione specifica; il proprio percorso specifico all’interno dello spettacolo.

Quando tu poi arrivi allo spettacolo, le prime due o tre ore sono tipo un videogioco open world, dove puoi andare a fare varie missioni; a parlare con tutti i personaggi. Vai nei set, puoi prendere da bere, puoi andare a ballare, c’è musica, c’è da mangiare… Sì, è come un videogioco dove scegli la tua avventura.

Dario:

Un videogioco reale, insomma ricostruito nella realtà…

Andrea:

La DeLorean del film "Ritorno al futuro"
DeLorean in “Ritorno al futuro”

Esatto. Quindi questo è l’inizio. Poi, dopo due o tre ore, si guarda il film. E durante il film rifacciamo anche molte scene dal vivo. Quindi, per esempio, se sei a Ritorno al futuro e ci sta la DeLorean che parte e va nel 1986, ci sta anche una DeLorean che ti passa accanto. Proprio una vera DeLorean che ti passa accanto.

Oppure quando Doc casca dalla torre, avevamo un Doc che partiva dalla torre dell’orologio su una zipline, passava sopra gli spettatori e atterrava dall’altra parte del del campo. Perché Ritorno al futuro è uno spettacolo che abbiamo fatto all’aperto.

Per Star Wars, avevamo una X-Wing che volava sopra mille spettatori, atterrava e usciva Luke Skywalker. Quindi sono tutte cose del genere. Sono spettacoli che raggiungono dei production values che molte poche altre cose possono raggiungere.

Il futuro è la VR? O torneremo a stare insieme?

Dario:

Ovviamente mi viene in mente il parallelo con la realtà virtuale. Nel senso che si vivono delle esperienze simili, con la sostanziale differenza che si è in un ambiente socievole, in compagnia, e non da soli chiusi in un casco. E questa cosa potrebbe fare anche una grande differenza.

Secondo te, o anche secondo persone con cui hai parlato (spettatori, colleghi…), come andrà ad evolversi questa situazione? La gente vorrà sempre stare in compagnia?

Andrea:

Io, almeno, sono un fan assoluto delle esperienze condivise. Per me non c’è niente di più bello di andare ad un concerto con migliaia di altre persone; oppure di andare al cinema o a teatro.

Migliaia di persone ad un concerto.

C’è proprio una sensazione che non puoi battere. A meno che la realtà virtuale non arriverà a dei livelli che in questo momento non possiamo nemmeno immaginare. Non penso verrà a rimpiazzare l’esperienza dal vivo.

Quello che noi stiamo cercando di fare è rimettere un po’ di magia nell’andare nel cinema, no? Fabien, quando ho iniziato questo concetto di Secret Cinema pensava sempre ai giorni in cui si andava al cinema vestiti per bene; in cui andare al cinema era un evento, in cui era veramente una celebrazione.

Questo è quello che vogliamo riportare. È nato quasi come una reazione a questi giganti multiplex. Questi multischermi dove l’esperienza di andare al cinema è stata un po’ “formattata”, e si è persa un po’ la magia. Quindi questo è quello che stiamo cercando. E questo secondo me è il challenge che il cinema, e anche altre forme di arte, dovranno affrontare.

Ma come fai? Come rimetti questa magia? Come vai a rompere un format che è arrivato a produrre questa meccanizzazione dell’entertainment? Non so come spiegarmi…

Tanti cercano un nuovo modo di concepire il cinema

Dario:

Sì, è diventato tutto molto standardizzato. In effetti questa è una cosa che mi fa piacere sentirti dire. Perché lo sostengo anche io, personalmente e nel mio blog. Di mentalità sono così. Ti avevo anche accennato nella mail che ti ho mandato, che seguo molto gli studi e la vita di Douglas Trumbull, l’ideatore, l’artefice degli effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio.

Andrea:

Ma anche di Blade Runner. Mi pare sia morto recentemente, Douglas Trumbull.

Dario:

Si è morto molto di recente, quest’anno a febbraio credo. Lui comunque ha passato questa vita a cercare di trovare una soluzione. Ovviamente la sua non era il Secret Cinema. Era un qualcosa di meno “scenografico”, ma comunque forse più riproducibile. La differenza è quella.

Il Secret Cinema credo sia una cosa stupenda. Io ancora non lo faccio, l’ho conosciuto da poco, ma sicuramente dovrò partecipare perché è bellissima come idea. Però è molto costoso; organizzare una singola proiezione costerà cifre impossibili da gestire per una piccola realtà.

Andrea:

Assolutamente. Però ci sono maniere. Gli spettacoli che fanno adesso sono spettacoli da dieci milioni in su a spettacolo. Quindi produzioni molto, molto grosse, con delle necessità economiche molto concrete. Bisogna vendere centinaia di migliaia di biglietti per farle funzionare queste cose.

Skates e temi sociali: da dove è partito Secret Cinema

Però ricordiamoci da dove è iniziato Secret Cinema. Perché Secret Cinema ha iniziato con una proiezione in un parco per skateboard abbandonato, dove hanno praticamente proiettato quel Paranoid Park su un lenzuolo. E sono venute duecento persone.

Quindi ci sono modi semplici per fare cose anche in maniera efficace, specialmente quando hai dei film che magari trattano temi seri e difficili. In quel momento non vuoi veramente andare a ricreare il film, ma vuoi più portare alla luce il tema. E quindi noi facciamo anche molte cose per il sociale.

Abbiamo fatto per esempio degli screening contro la censura quando sono stati censurati dei film; poi screening nei campi di rifugiati. Il cinema non è solo divertimento, no? C’è tutto un settore del cinema che è di entertainment, divertimento, ed è bellissimo che esista. Ma c’è anche tutta una parte del cinema che vuole mandare messaggi forti.

E anche questo secondo me va reinventato. Vanno trovati spazi. Io sono un grandissimo fan della Marvel, ma non si può andare solo a vedere la Marvel al cinema. Van visti anche altri tipi di film, perché ci sono delle cose bellissime là fuori.

Dario:

Si, e poi il cinema quasi nacque per questo. Beh, a parte le primissime proiezioni, lo sviluppo del cinema a livello internazionale è stato per questo. Per passare messaggi, all’epoca forse più politici che altro, che poi sono subito diventati, nei primi decenni, dei messaggi morali o di vario genere.

Andrea:

Ma questo forse l’abbiamo un po’ dimenticato.

L’importanza della sensibilizzazione morale al cinema

Dario:

Effettivamente si. Oddio, in parte. Da un punto di vista, anche semplicemente molti film o serie su Netflix tentano ancora di mantenere una morale. Poi, attualmente, anche quelle si sono standardizzate.

Nel senso vanno avanti per mode. In questo periodo noto, personalmente, alla moda il femminismo o l’LGBT+; si tenta di sensibilizzare su questi temi. A volte c’è il tema degli animali, carne, vegetariani. Però si va molto su delle mode che poi spesso si dimenticano. Quando, invece, magari dovrebbe essere più costante.

Andrea:

Sì, è vero. E secondo me anche qui torniamo al discorso della commercialità. Se la gente non va al cinema, non compra i biglietti, purtroppo questi film non verranno più fatti. Vanno trovati modi per riavvicinare la gente proprio all’atto di di andare al cinema.

Gente seduta per terra a guardare un film, in una proiezione organizzata dal Cinema America di Roma.
Proiezione organizzata dal Cinema America

Io seguo da molti anni il Cinema America a Roma, e quello che hanno fatto: portare il cinema in piazza, e varie iniziative proprio per riaccendere la passione per il film, per andare al cinema a vedere qualcosa tutti insieme. Che secondo me dopo due anni di pandemia ce lo dobbiamo proprio “fare insegnare” quasi, no? La gente forse ancora un po’ ha paura ad uscire, a socializzare ed è sicuramente più cauta. Però ci sono maniere per continuare a vivere senza correre dei rischi.

Cinema all'aperto a Montalcino nel 2017.
MONTalCINE’ 2017

Dario:

Negli anni passati ho organizzato vari cinema all’aperto un po’ in giro per l’italia. Abbiamo fatto del cinema in Toscana, a Montalcino, a Ladispoli, e anche a Roma in vari luoghi intorno alla capitale, in Abruzzo… Insomma, in posti diversi e fondamentalmente erano tutti molto, molto ben frequentati.

Carmine Riccio alla radio trasmittente negli anni '50.
Carmine Riccio, mio padre

Certo, erano cinema gratuiti; quasi sempre contribuivano comuni o associazioni. Quindi non c’era la frizione del biglietto. Però la gente li apprezzava, ci andava; passava delle serate in compagnia ed erano tutti super felici di fare qualcosa di diverso.

Il problema è che, appunto, loro erano felici di fare qualcosa di diverso. Dovrebbe diventare invece la norma. Ricordo mio padre, classe 1937 (altri tempi…) che mi raccontava di quando era bambino, o comunque adolescente, e il cinema era un po’ il loro bar. Nel senso andavano quasi ogni giorno al cinema. Costava pochissimo, e andavano lì per stare insieme e passare due ore. Insomma, era proprio diversa la cultura da questo punto di vista, ma poi è evoluta.

The death of the high street, la morte della strada

Andrea:

E forse quello è parte della soluzione anche, no? L’internet, le nuove tecnologie, hanno cambiato il modo di fare tutto. Ad esempio qua in Inghilterra stiamo vivendo un momento in cui c’è una grandissima conversazione intorno a “the death of the high street“, la morte della strada con tutti i negozi. E come possiamo reinventare i negozi per non farli morire? Come come possiamo reinventare le high streets?

Gruppo di donne intorno a un tavolo a bere caffè.

I negozi si stanno reinventando. Qui un negozio di vestiti, non è ormai più solo un negozio di vestiti. È un negozio di vestiti con un caffè, con una libreria. Un po’ un punto di ritrovo. E forse anche i cinema devono reinventarsi e diventare dei punti di ritrovo. Sarebbe bellissimo se, per esempio, tutti i cinema avessero una piccola libreria sulla storia dei film…

Insomma, secondo me bisogna distaccarsi un po’ da questo formato di cinema. Vai, prendi i popcorn, prendi la Coca-Cola, ti siedi, te ne vai e basta. Se il cinema si trasforma in un’esperienza, se il cinema si trasforma in un motivo per uscire, per socializzare, secondo me ritroverà il suo posto.

Dario:

Sicuramente. Esperienze anche e soprattutto non riproducibili a casa. Perché il problema del cinema attuale è che è riproducibile quasi interamente in casa, con un videoproiettore o un semplice televisore. I popcorn puoi mangiarli, la Coca-Cola o la birra puoi berli. Nel senso, manca forse quel motivo in più che ti fa dire: posso fare soltanto lì questa cosa. E siamo tutti pigri, fondamentalmente, come razza umana.

Andrea (sorridendo):

Io prima di tutti.

Dario:

Anch’io, non credere. E quindi, giustamente stai a casa. Però sì, ci dovrebbe essere un motivo in più.

Cinema multisensoriale: si, ma senza distrazioni

Ragazza che odora una rosa.

Parliamo di un’ultima cosa, poi se vuoi aggiungere altro altrimenti chiudiamo visto che siamo già stati una mezz’oretta insieme. Ti volevo chiedere, come pensi che sia utilizzare più di due sensi al cinema? Hai mai sperimentato l’unire al cinema gli odori, eventualmente i sapori, quindi un’unione con dei cibi o altre cose però sempre collegate al film? Anche il tatto, seppur più complesso (anche se nel Secret Cinema c’è effettivamente il tatto, puoi toccare anche le cose del film).

Andrea:

È un trend che che sta andando molto, per esempio nei paesi asiatici. Ci sono delle grandi compagnie che hanno iniziato a fare questi grandissimi cinema 4D in cui includono “smell“, spruzzi d’acqua, qualcosa del genere. Oppure ci sono altri cinema, specialmente qua, in cui per esempio durante uno screening ti portano da mangiare o da bere.

Quindi ci sono già delle cose che li uniscono. Per me la domanda che uno si deve porre è sempre: come queste cose vanno ad aumentare, a migliorare, l’esperienza degli spettatori? Se queste cose vengono fatte con l’intenzione che magari un certo odore può migliorare il mio understanding del film, di quello che sto andando a vedere, offrendo una nuova prospettiva, allora sono assolutamente pro. Se queste cose vengono solo fatte tanto per fare qualcosa di nuovo, a quel punto penso che ogni tanto possono anche avere l’effetto contrario. Diventando delle distrazioni piuttosto che una lente di ingrandimento.

Dario:

Ok, dici che potrebbero diventare un qualcosa che ti fa perdere la morale. Torna il discorso che facevamo prima.

Andrea:

Esatto. Però sono sempre “pro” lo sperimentare, sono sempre “pro” provare cose nuove. Vanno provate cose nuove, e vanno anche in questa direzione. Assolutamente. Però, basta che ci sia l’intenzione. Ora non so farti qualche esempio concreto, ma ci deve essere un motivo dietro. Ci deve essere un’intenzione.

Dario:

Si, ho capito il concetto. Effettivamente un esempio è complesso così su due piedi. Dipende dalla singola storia, dal singolo film, dalla singola proiezione. Però è una risposta bellissima che ha pienamente senso.

Perché spesso è vero che ci sono tante cose, o tante tecnologie, fatte soltanto perché si doveva trovare un problema alla soluzione; non la soluzione al problema. Cosa che tra l’altro, al momento, è la realtà virtuale: una tecnologia totalmente inutile per come è strutturata a cui stanno cercando di trovare un’utilità.

La tecnologia deve aiutare, non distruggere

Agenda affianco ad un computer portatile.

Andrea:

Sì, diciamo che io sono un po’, ehm, tecnofobo su questi punti. A me piace molto l’analogico. Sono uno che legge i libri, ha l’agenda. Su questo fronte sono un po’ indietro.

Ci sono delle applicazioni della realtà virtuale veramente fighissime. Ci sono state delle mostre qua a cui sono andato in cui è stata utilizzata veramente bene. Come ci sono state altre cose davvero di basso livello.

Dario:

In cui andava bene un televisore.

Andrea:

Esatto, diciamo. Secondo me la tecnologia è ancora qualche passo indietro rispetto alle idee.

Dario:

È vero, esattamente questo. Si spinge molto forse nel gaming, perché lì comunque torna il discorso che lo spettacolo, l’appariscenza delle immagini, della situazione, e il coinvolgimento fanno tanto. Ma è l’unico settore attualmente che va davvero… Con l’istruzione stanno cercando di farci cose, inventano, ma dovremo aspettare per aver davvero un valore aggiunto rispetto al metodo tradizionale che ci è sempre stato e che magari puo’ essere modernizzato con poco.

Andrea:

Esatto.

secretcinema.org, per conoscere Secret Cinema

Dario:

Ok Andrea, non so se vuoi aggiungere altro.

Andrea:

No Dario, grazie mille. È stata una chiacchierata veramente interessante. Andate a vedere il sito di Secret Cinema (www.secretcinema.org, nda), e andate a vedere che cos’è. Se non siete andati, assolutamente provate ad andare, perché sono delle esperienze veramente uniche che vi avvicineranno di certo a qualsiasi film andrete a vedere a Secret Cinema.

Dario:

Okay. Appoggio anch’io l’invito; sono già andato a vedere il sito e da quello voglio passare a vedere il Secret Cinema reale. Quindi, dovrò andare a Londra il prima possibile per farlo. È davvero bellissimo. Un’innovazione come poche al mondo, e come tale merita di proseguire.

Anche a te Andrea in bocca al lupo per ogni cosa. Direttamente per la tua carriera, per il tuo futuro e qualsiasi altro esperimento innovativo in cui verrai coinvolto.

Andrea:

Sarà un anno molto, molto interessante, penso. Ci sono molti spunti interessanti, quindi sicuramente magari faremo una chiacchierata più in là sulle mie nuove avventure.

Dario:

Senz’altro. Non aspetto altro. Grazie a te, Andrea. Ciao!

Scrivi un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *